martedì 16 gennaio 2018

Souvenir per i Bastardi di Pizzofalcone...

... di Maurizio de Giovanni.

La scheda del libro sul sito della Einaudi

Un uomo viene trovato in fin di vita nel cantiere della metropolitana, poco lontano dal commissariato di Pizzofalcone. È stato picchiato e non ha documenti, portafogli o cellulare. I Bastardi indagano, e le loro indagini li porteranno a Sorrento, vuota e malinconica mentre l'autunno avanza, e a fare la conoscenza di una vecchia gloria del cinema americano, una donna un tempo bellissima ma ora anziana e malata, che ha legami con Sorrento più profondi di quello che si potrebbe immaginare a prima vista.
 
Souvenir è il sesto volume della serie I Bastardi di Pizzofalcone. Per chi non conoscesse la serie (male! Molto male!), il commissariato di Pizzofalcone è stato vicino alla chiusura perché alcuni agenti avevano deciso di mettere su un commercio con gli stupefacenti sequestrati. Scoperti e arrestati, avevano lasciato il marchio dell'infamia sul commissariato e sugli agenti estranei al crimine, l'anziano vicecommissario Giorgio Pisanelli e l'agente Ottavia Calabrese. Al commissariato, tenuto momentaneamente operativo, ma sempre a rischio chiusura, vengono mandati tutti gli agenti "scartati" dagli altri presìdi. C'è Giuseppe Lojacono, siciliano, accusato ingiustamente di passare informazioni alla mafia; Alex Di Nardo, che ha accidentalmente esploso un colpo di pistola contro un collega; Francesco Romano, che ha quasi strangolato un piccolo delinquente; Marco Aragona, raccomandato di ferro, considerato un inetto quasi da tutti; e poi il commissario Palma, per il quale la permanenza a Pizzofalcone dovrebbe essere solo una tappa verso altri obiettivi di carriera.
Questi agenti problematici e demotivati sapranno fare e squadra e dimostrare di non essere poliziotti di serie B, anzi.
 
La storia comincia con quella che sembra una aggressione come ce ne sono tante, una rapina finita male o l'azione di un balordo. L'uomo ritrovato in fin di vita è senza documenti, e i Bastardi sono costretti a partire da zero per venire a capo della vicenda. La trama si dipana inseguendo gli sviluppi delle indagini in una maniera che ho trovato intrigante. Pur non essendo un romanzo tutto azione e colpi di scena, io non riuscivo a metterlo giù. Questo perché ogni singola pagina aggiunge un particolare, un dettaglio, un elemento alle indagini e allo stesso tempo apre nuove piste investigative e spinge a allargare gli orizzonti. Un po'come una serie di scatole cinesi.
A dispetto del fatto che il colpevole sia chiaro da circa metà del romanzo, la storia non ha cadute di tensione. Anzi, con stupore il lettore si rende conto che aver trovato il colpevole è solo l'inizio, e che c'è ancora molto da lavorare.
Tutto ciò è merito certamente dell'abilità dell'autore, che ha saputo costruire la trama dosando abilmente le informazioni e costruendo un giallo dalla risoluzione finale non convenzionale, ma è anche merito del fatto che l'indagine scava sia nel presente delle persone coinvolte, sia nel loro passato. E si tratta di un passato intrigante, ma pervaso di malinconia e struggenti consapevolezze.  Il passato porta con sé un carico di rimorsi e di rimpianti.
Ognuno dei personaggi deve fare i conti con entrambi.
 
Come può un ricordo, un singolo ricordo, piantarsi in un'anima così in profondità che nessuna corrente, nessun evento successivo è più in grado di scalfirlo?
 
La novità, rispetto ai volumi precedenti, è che abbiamo la sensazione che i Bastardi, questa volta, siano in grado di maneggiare i propri rimorsi e i propri rimpianti senza uscirne troppo malconci.
I membri della squadra continuano, infatti, la loro lenta ma inesorabile evoluzione.
Effettivamente ci sembra che, in questo romanzo, i Bastardi trovino o siano sul punto di trovare una certa stabilità emotiva e professionale: lottano per raggiungere l'equilibrio, e fanno squadra sempre di più. In questa storia sono davvero un team affiatato, efficiente e motivato. Sembrano ad un passo dal riscatto, ad un passo dalla normalità.
In particolare, Marco Aragona è quello che matura in misura maggiore, passando da macchietta a poliziotto consapevole di esserlo.
Insomma, i fardelli che ognuno dei Bastardi si porta dietro sembrano essere più leggeri.
 
Palma replicò felice:- Dottore', questi sono i Bastardi di Pizzofalcone, mica pizza e fichi.
La Piras sorrise, un velo di tristezza sul viso.
 
Questa timida speranza che vediamo rinascere nei Bastardi stride con il filo conduttore che unisce i personaggi e le vicende del romanzo. Mi riferisco al tema del passato come portatore di rimorsi e di rimpianti.
Quando sembra che un cauto ottimismo sia finalmente pronto a prendere il sopravvento sul dolore del passato, ecco che, in due brevi pagine, alla fine del romanzo, de Giovanni riesce a ribaltare tutto, e a buttare sul tavolo tutto quello che è rimasto inespresso: il rimorso, il rimpianto, il dolore e la malinconia. Riesce a colpire i Bastardi (e noi lettori) al cuore. E a far deragliare le nostre certezze e quello che credevano di aver capito.
Ecco cos'è il genio, secondo me.
 
Se siete fedelissimi della serie, allora questo romanzo è imperdibile perché segna, un punto di svolta molto interessante per quelli che saranno gli sviluppi futuri per le vite dei personaggi.
 
Se non lo siete, dovreste diventarlo.
 
Voto: 8
 
 

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