venerdì 26 maggio 2017

Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile...

...di Peter Cameron.

La scheda del libro sul sito della Adelphi

James, diciottenne di New York, è alle prese con la sua vita e i problemi di molti suoi coetanei: genitori separati, la scelta dell'Università, il mondo degli adulti che sembra così vicino, eppure così distante. Ma lui ha un problema in più: è asociale, non sa cosa vorrebbe fare della sua vita, e la sua unica aspirazione è chiudersi in un posto tranquillo a leggere Shakespeare e Trollope.
Questo romanzo è uno spaccato della sua vita.
 
Tutti gli adolescenti faticano a trovare il loro posto nel mondo, ma James ha qualche difficoltà in più. Mentre sembra che il divorzio dei suoi genitori, il blando interesse del padre nei suoi confronti e i due matrimoni seguenti della madre non lo disturbino più di tanto, c'è qualcosa che gli complica la vita. 

Il problema principale era che non mi piace la gente, e in particolare non mi piacciono i miei coetanei, cioè quelli che popolano l'università. Ci andrei volentieri se ci studiassero persone più grandi. Non sono uno psicopatico (anche se non credo che gli psicopatici si definiscano tali), è solo che non mi diverto a stare con gli altri. Le persone, almeno per quel che ho visto fino adesso, non si dicono granché di interessante. Parlano delle loro vite, e le loro vite non sono interessanti. Quindi mi secco. Secondo me bisognerebbe parlare solo se si ha da dire qualcosa di interessante o di necessario.
 
Da questo assunto, che racchiude un po' tutta l'essenza di James, nasce la lotta quotidiana del ragazzo, sempre in bilico tra l'essere come desidera (ovvero solo e contento) e il tentare di essere "normale" (cioè, come lo vorrebbero gli altri, specialmente i suoi incasinati genitori).
Per carità, James ci ha provato anche duramente, una volta, a comportarsi come tutti i suoi coetanei, ma gli esiti, come descritto nel libro, sono stati disastrosi e l'hanno portato addirittura in terapia.
Narrato in prima persona, il romanzo comincia quando tutto quello che di notevole doveva accadere, è già successo: il divorzio, i due matrimoni della madre, e lo "spiacevole episodio" cui accennavo prima. Scopriremo ogni cosa tramite flashback narrati da James.
 
Peter Cameron ha un'abilità davvero incredibile nell'entrare nella mente di un adolescente asociale, intelligente e testardo; la sua abilità di coglierne il linguaggio e i pensieri è indubbia.
Paradigmatico l'episodio in cui James, che si sta sforzando di essere più simile ai suoi coetanei, si lascia sfuggire un'imprecazione d'altri tempi: accidempoli! E lì capisce con lucida razionalità di essersi giocato le già scarse possibilità di farsi accettare dal gruppo. E' un episodio molto semplice, ma secondo me azzeccatissimo per descrivere, in poche righe, un intero mondo.
 
C'è però qualcosa, in questo romanzo ben scritto, dallo stile curato e dalla piacevole scorrevolezza di lettura, che non mi ha convinto fino in fondo.
In realtà non sono né il principio in medias res, né il finale brusco e aperto a disturbarmi; quello che mi disturba è che non riesco a capire cosa l'autore volesse comunicarmi.
Se si scrive un romanzo qualcosa da raccontare deve esserci: un intreccio, un'avventura, un dolore, un amore... ma qui? Esattamente cosa?
Mi sono chiari i pensieri di James; ma dove mi stanno portando? Perché l'autore ha scelto di raccontarmeli?
E' per questo che ho avuto la sensazione che alla mia copia mancassero delle pagine, all'inizio e alla fine del romanzo.
Da dove vengono i problemi psicologici di James? Perché i suoi genitori se ne sono accorti solo quando a 18 anni è successo un episodio eclatante (che non voglio rivelarvi)? E perché James nel finale accetta la sua nuova vita (non fornisco altri dettagli per non spoilerarvi)? E il dolore del titolo (per una volta il titolo italiano è fedele all'originale americano), esattamente da dove viene? Dove porta?
Ecco tutte queste domande in sospeso, a parer mio, travalicano il confine di finale aperto, per arrivare nel campo della narrazione bruscamente interrotta e incompiuta.
 
Perciò per me questo è un romanzo non perfettamente riuscito. Come una porzione di cibo squisito, ma troppo scarsa perché possa essere davvero apprezzata.
Voto: 6
 
PS: una menzione speciale la merita chi ha scritto la quarta di copertina, che parla della ricerca di una vita in provincia, di avventure, che cita un episodio come se fosse la svolta nella trama... Chi ha scritto questa quarta di copertina non ha nemmeno letto il libro, e ciò è deprimente. 

1 commento:

  1. Ne ho sentito tanto parlare di questo libro ma non mi ha mai attirata, dico la verità.

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