sabato 27 maggio 2017

Buio per i Bastardi di Pizzofalcone...

... di Maurizio De Giovanni

La scheda del libro sul sito della Einaudi

Nuovo capitolo per le avventure della squadra di poliziotti più sottovalutata d'Italia.
Dopo aver portato a termine con successo l'indagine sull'omicidio di una ricca signora della Napoli bene, i cd. Bastardi del commissariato di Pizzofalcone sono alle prese con un caso ancora più delicato: il rapimento di un bambino di dieci anni, sottratto alla sorveglianza delle suore durante una gita scolastica. Il piccolo è il nipote di un ricchissimo imprenditore, perciò si pensa da subito ad un rapimento a scopo di estorsione. La corsa contro il tempo per ritrovare il bambino sano e salvo si intreccia con le vicende personali dei membri della squadra, ognuno dei quali ha il suo personalissimo demone da combattere.
 
La serie dei Bastardi, con questo secondo romanzo, vira decisamente verso il genere thriller. Un bambino è sparito, e bisogna ritrovarlo in fretta, prima che il blocco dei beni della famiglia imposto dalla legge innervosisca i rapitori e metta a repentaglio la sua vita. L'indagine stavolta non è nella mani di Lojacono, detto il Cinese, ma in quelle dell'improbabile team composto da Romano - finito tra i Bastardi per i suoi incontrollabili e violenti scatti d'ira - e Aragona - poliziotto super raccomandato che sembra più una caricatura che un agente vero.
Il Cinese però non se ne sta con le mani in mani, e insieme ad Alex Di Nardo, indaga su un furto che da subito si rivela alquanto strano.

Continua anche la narrazione di scorci delle vite private dei membri della squadra; una vita privata sicuramente complicata, ma che non impedisce loro di essere ottimi professionisti, lucidi e preparati sul posto di lavoro. Questa dicotomia mi ha colpito: i Bastardi sono, nel loro privato, persone fragili e ferite; eppure, mentre svolgono le loro indagini, sono persone tutte di un pezzo, senza crepe visibili.
Se nello scorso romanzo, I Bastardi di Pizzofalcone, la cui recensione potete trovare qui, venivano approfondite le vicende personali di Lojacono e di Ottavia Calabrese, qui gli approfondimenti riguardano Pisanelli ed Aragona. Quest'ultimo in particolare rivela uno spessore e una profondità insospettate.
 
Anche stavolta ci troviamo di fronte ad un romanzo corale, narrato da più punti di vista; di tanto in tanto fanno irruzione brevi capitoli narrati in prima persona dalla piccola vittima del rapimento. Che fanno molto male.
Altrettanto male, ma per ragioni diverse, fa il capitolo in cui il colpevole parla del suo crimine e racconta le sue motivazioni; fa male non perché si prova empatia con questo soggetto, ma perché le sue motivazioni sono terribilmente meschine di fronte all'enormità del male fatto; eppure noi lettori sentiamo che sì, è possibile che qualcuno commetta quel crimine per quelle ragioni, continuando a pensare a se stesso come ad una brava persona. L'autore ci mostra il buio che può annidarsi dentro le persone normali, e per questo fa tanta paura.
 
Sul finale i capitoli si susseguono sempre più corti, a dare il senso del ritmo che diventa incalzante.
Le ultime 50/60 pagine le ho lette con una foga bulimica.

Maurizio De Giovanni è una persona simpatica, ironica, che riesce a vedere il lato bello e divertente delle cose. Quindi, dove trova la forza e le risorse per scrivere dei finali così disperati, e letterariarmente belli e indimenticabili?
Mi sono aggrappata all'ultima pagina di Buio gridando No! Dai, non puoi chiudere così!
E allora tutto quello che posso dire di questo thriller è che se ti rimane dentro così tanto, se ti annoda lo stomaco, se ti inumidisce gli occhi, è un thriller ben scritto, ben costruito, e che vale la pena leggere.

Voto: 8 e 1/2

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