mercoledì 3 maggio 2017

Agatha Raisin e il caso del curioso curato...

... di M. C. Beaton.

 
"Detesto quando cominci ad annoiarti," disse la moglie del pastore, con ansia. "Ho l’impressione che tutte le volte che tu cominci ad annoiarti, poi ammazzano qualcuno."
 
Agatha Raisin è tornata a Carsely, da sola, e decisa a rimanerlo. James Lacey, il suo ex marito, è sparito dal monastero in Francia dove diceva di volersi ritirare per prendere gli ordini. Il suo nuovo vicino, John Armitage, affascinante scrittore di gialli, è partito col piede sbagliato facendole delle profferte sessuali considerandola una donna facile. Così, quando nel villaggio arriva un nuovo e giovane curato, Agatha decide di snobbarlo. Ben presto però, si rende conto che il curato è molto affascinante, e quando lui mostra interesse verso di lei, Agatha non sa resistere e accetta il suo invito a cena. Peccato però che subito dopo quella cena, l'uomo venga trovato pugnalato a morte...
 
In questa tredicesima avventura, Agatha ha detto basta agli uomini ed ai misteri. Peccato che entrambi sembrano capitarle tra capo e collo anche quando lei non vorrebbe.
Prediamo John Armitage, affascinante scrittore di gialli che ha preso possesso del cottage accanto al suo, quello che una volta era di James. L'uomo sembra sinceramente pentito di averla considerata una sc**ata facile, e tenterà di rimediare per tutto il romanzo, ma con scarso successo. Ma Agatha se lo troverà comunque tra i piedi per tuta la durata dell'indagine.
 
E poi c'è il curato. Giovane, entusiasta e terribilmente bello. Agatha cade nella rete del suo fascino con tutte le scarpe, e solo l'occhio lungo della signora Bloxby, amica, confidente e moglie del parroco di Carsely, fa notare alla nostra eroina che qualcosa non torna. Il giovane non è così perfetto e così simpatico come sembra.
Quando l'uomo viene ucciso, Agatha è stata l'ultima a vederlo vivo (a parte l'assassino ovviamente) e si troverà invischiata nelle indagini, un po' per noia, un po' perché non riesce a non impicciarsi dei fatti altrui.
Questa sua mania di impicciarsi in realtà nasce dal senso di vuoto che si sente dentro. Ferita come non mai dal comportamento di James, Agatha, in questo romanzo, per la prima volta ha paura: non del feroce assassino che se ne va in giro per i Cotwolds, ma delle relazioni umane, degli uomini, e del fatto che aprendosi ancora potrebbe soffrire di nuovo.
 
Ho amato questo giallo per varie ragioni.
Prima di tutto, Agatha: nonostante credo che lei sia la meno accomodante e la detective dilettante più irritante e piena di difetti della storia della letteratura, M. C. Beaton la costruisce in una maniera impeccabile. Agatha sa essere meschina, per poi vergognarsi delle sue meschinità, e tentare di rimediare. Come la maggior parte degli esseri umani. Agatha piace perché è vera, perché sa essere piccola piccola oppure grande nelle sue intuizioni; perché non è perfetta, sbaglia, gira a vuoto, cade e si rialza.
 
La trama è costruita sugli elementi classici del giallo all'inglese: un curato di campagna (esiste qualcosa di più inglese, insieme al the e al pudding?) ucciso con una stilettata in un posto dove non avrebbe dovuto essere. L'indagine farà emergere bugie, invidie, rancori, ricatti, presenti anche in un ambiente ristretto come il villaggio di Carsely.
Ma quello che anima il romanzo, è come sempre, il metodo alternativo che Agatha usa per indagare, e che in questo gradevole romanzo giallo, lei sembra cominciare a  codificare ufficialmente: fare domande in giro, smuovere le acque, tanto qualcosa prima o poi succederà.
 
"Bene, allora andremo a sentire Crinsted. Oh, la biblioteca mobile dovrebbe passare da Carsely in settimana. Farò due chiacchiere anche con la signora Brown."
"Pensi che la cosa sarà di qualche utilità?" chiese stancamente la moglie del pastore.
Agatha sentì rinascere in sé lo spirito dell’investigatrice che negli ultimi tempi l’aveva abbandonata. "In passato andando in giro a fare domande ho finito per smuovere le acque. Qualcosa succederà."
 
Il metodo permette anche di sverlare e descrivere una serie di personaggi secondari amabili o detestabili, ma sempre ben descritti, interessanti e originali.
E, ad ogni modo, il sistema investigativo sembra funzionare... o quasi. Agatha infatti riesce a risolvere il mistero soltanto prendendo incredibili cantonate, che ci porteranno fino al doppio colpo di scena finale, interessante quanto inaspettato.
 
Voto: 7 e 1/2

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