venerdì 3 febbraio 2017

Tutte le donne di...

di Caterina Bonvicini.
 
 
 
 
Vittorio Fumagalli è un affermato scrittore. Mentre le donne della sua vita sono riunite intorno ad un tavolo per la cena della vigilia di Natale, l'uomo manda uno stringato sms per annunciare loro che si prenderà un anno sabbatico. Una pausa da tutte loro.
Partendo da questa rivelazione sconcertante e mortificante, viviamo un anno insieme alle donne della vita di Vittorio Fumagalli: Lucrezia, la madre ultra ottantenne; Ada, la ex moglie; Cristina, la moglie attuale; Francesca, la sorella; Paola, la figlia ormai adulta della prima moglie; Giulia, la figlia adolescente della moglie attuale; Camilla, la giovane amante.
 
Il romanzo è narrato dal punto di vista di ognuna delle sette donne; mentre Vittorio ricompare per il gran finale. I personaggi sono il fulcro di questa storia.
Vittorio è un debole. Le donne intorno a lui sono incapaci di calore umano, di empatia - forse salvo solo Paola. Sono persone profondamente egoiste e concentrate su stesse.
Lucrezia è abituata ad averla sempre vinta. Ada deve dimostrare di essere la migliore, la più forte, la "star". Cristina ha un complesso di inferiorità nei confronti della famiglia del marito, e si lagna e piagnucola a ogni piè sospinto, colpendo e danneggiando con i suoi capricci, l'unica persona che non se lo meriterebbe, Paola, la figlia di Ada. Paola è triste, ma è una ribelle incompresa dalla sua famiglia. Mi è piaciuta più di tutte perché è la meno ipocrita e vive la sua vita senza conformarsi. Francesca è il personaggio più allucinante, il più emotivamente sterile e triste. Single per scelta - o forse per necessità - non è in grado di stabilire un rapporto umano che vada oltre la mera convenienza. Giulia è di una superficialità sconcertante, parzialmente scusata dai suoi sedici anni. Camilla è un pesce fuor d'acqua, vorrebbe appartenere a quella tribù, ma non riesce davvero ad inserirsi.
Il loro tratto in comune è il vivere la vita come una competizione. Ognuna di loro sembra aver ingaggiato una battaglia contro il mondo. Il trofeo, manco a dirlo, è il povero Vittorio, che rappresenta, più che altro, il prestigio sociale raggiunto.

L'amore e le relazioni familiari descritte nel libro sono sicuramente ben costruite, ben narrate. Lo stile è maturo, e le diverse voci che si alternano nel libro sono sul serio diverse; ci si accorge del cambio di registro e si riesce ad entrare in ognuna delle teste che racconta il suo punto di vista.
Il romanzo, infatti, è scritto benissimo, e non ha nulla che non va.

Diciamo che l'unica cosa che non va è che proprio non sono riuscita a farmelo piacere.
Diciamo pure che questo non è esattamente il mio genere di romanzo. Amo i libri con una trama articolata; certo, mi piace l'approfondimento psicologico dei personaggi ma non mi basta. Infatti questa sorta di psicodramma collettivo non mi ha soddisfatto interamente. In realtà mi ha lasciato una grande amarezza, una sensazione di vuoto e la voglia di fuggire molto lontano. I rapporti umani tra i personaggi sono talmente desolanti che mi hanno messo un magone incredibile per tutta la durata della lettura. Forse era questo lo scopo dell'autrice? Non deprimerci, non dico questo, ma mostrarci la desolazione di certi rapporti affettivi?
Non lo so. In realtà non sono riuscita a darmi una risposta.
L'evoluzione dei vari personaggi, che in assenza di Vittorio mettono da parte la competizione sfrenata, il gusto per la ripicca e il sospetto, e iniziano a piacersi e ad andare d'accordo, non mi ha convinta fino in fondo.
Quello che non ho capito è come l'assenza di Vittorio abbia potuto migliorarle, e spingerle finalmente a ignorare i loro peggiori istinti. Cosa aveva Vittorio di così sbagliato da  tirar fuori il peggio da ognuna di queste donne? E' questo il nocciolo delle mie perplessità riguardo il libro.
 
E che dire di Vittorio? Inizialmente pensavo che oltre che un debole che sceglie la fuga per non affrontare i suoi problemi, fosse anche un egocentrico (e un po' cazzimoso) che molla la famiglia con sms senza curarsi dell'effetto che la sua sparizione avrà sulla vita di queste persone. Insomma, lo consideravo il peggiore. Ma invece, a parer mio, si rivela il più autentico. Con una semplicità disarmante, mentre riflette sulla maschera che ha indossato nella vita, ci fa riflettere sulle nostre.
A volte si indossa una maschera, ma non necessariamente perché si è persone false.
Il finale riscatta Vittorio in pieno, ed è la parte che ho preferito del romanzo perché rappresenta l'unico vero nucleo di calore umano, di intimità, in un intreccio di relazioni gelide.
 
Voto: onestamente è difficile esprimere un voto secco. Se amate questo genere di romanzi, ve lo consiglio caldamente.
Altrimenti lasciate perdere.

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