venerdì 24 febbraio 2017

Fatherland...

... di Robert Harris.



La scheda del libro sul sito della Mondadori

Berlino, 1964. La Germania nazista ha vinto la guerra, e ora tutta l'Europa è sotto la sua influenza. La guerra continua solo ad est, oltre gli Urali, e la dittatura nazionalsocialista regola ogni aspetto delle vite degli abitanti nei territori di sua competenza.
Tra Stati Uniti e Germania c'è una sorta di Guerra Fredda, ma sembra che qualcosa stia per cambiare quando Joseph Kennedy, presidente degli Stati Uniti, accetta l'invito del Furher e decide di recarsi a Berlino.
In questo contesto, Xavier March, agente della Polizia Criminale, si trova ad indagare sulla morte di un alto funzionario del Partito, trovato cadavere sulle rive di un fiume. Quando March scopre che le morti sospette di alti funzionari sono state diverse negli ultimi mesi, capisce di avere a che fare con qualcosa di più grande di un semplice suicidio o incidente.

Questo romanzo, oltre ad essere un giallo/thriller che racconta le indagine di Xavier March per giungere a una verità che in molti vogliono impedirgli di scoprire, è anche un romanzo ucronico, ovvero ambientato in un periodo storico alternativo.
Come accennato, siamo negli anni '60, ma il contesto socio-politico è decisamente diverso. la Germania ha vinto la guerra, e c'è poco da stare allegri.
Il protagonista è Xavier March, membro della Polizia Criminale, che adesso è un dipartimento delle SS. E' un uomo chiuso, sfiduciato dalla vita. Reduce da un divorzio, con un figlio che lo odia perché lo crede un cattivo patriota, vive solo per il suo lavoro, ma non perché lo ami, ma semplicemente perché non ha altro.
Nonostante tecnicamente sia un membro delle SS riesce a conservare la sua integrità e la sua autonomia di pensiero.

La sua vita si era ristretta al punto che gli restava soltanto il lavoro. Se avesse tradito anche quello, che altro poteva esserci?
E in effetti c'era qualcosa d'altro, l'istinto che lo faceva alzare dal letto ogni mattina: il desiderio di sapere. Nell'attività della polizia c'era sempre un altro incrocio da raggiungere, un altro angolo da cui sbirciare.

La ricostruzione della realtà alternativa cattura fin da subito il lettore, compensando l'iniziale lentezza del ritmo del romanzo.
La pesante atmosfera paranoide che si respira in questo Reich sopravvissuto alle Seconda Guerra Mondiale è resa molto bene. Con un tono neutro e senza appesantire la narrazione ci vengono forniti tutti i dettagli necessari sulla piega che hanno preso gli eventi durante la guerra.
Essendo Xavier March un uomo molto solo, chiuso e introverso, nonché riflessivo, i suoi pensieri e i suoi ricordi sono il mezzo perfetto per informarci dei dettagli storici e politici evitando digressioni (i famigerati spiegoni!) che spezzerebbero il fluire della trama.
 Ad esempio, alcuni degli eventi salienti della guerra ci vengono raccontati con un espediente: costretto ad attendere in sala mensa un importante annuncio proveniente dal Ministero degli Esteri (l'annuncio che Kennedy si recherà in visita in Germania), March rievoca gli annunci a cui ha assistito - una manciata di avvenimenti di rilievo comunicati al popolo riunito. Quindi apprendiamo che, con tutta probabilità, - perché l'autore ci fornisce fatti, nudi e crudi, non opinioni - la svolta nella guerra è stata la decisione del Reich di attaccare la Russia in estate, e non in inverno; nonché il fatto che i tedeschi siano riusciti a sviluppare una tecnologia missilistica a lungo raggio prima della fine della guerra, costringendo gli USA alla pace (cui però è seguita la guerra fredda).

La Storia viene ricostruita con grande intelligenza, mescolando fatti realmente accaduti (addirittura utilizzando documenti reali)  con altri che mai successi; la precisione e la verosimiglianza di questa ricostruzione storica alternativa spinge a riflettere sugli eventi della Seconda Guerra Mondiale, ed a vedere le cose da un altro punto di vista. Non solo: vedere attraverso gli occhi di Xavier March gli orrori del nazismo, che magari già conosciamo benissimo, è come vederli per la prima volta e fa l'effetto di una doccia fredda, un pugno allo stomaco, una serie di emozioni forti e difficili da dimenticare.
E non è poco, per un thriller.

In fin dei conti, infatti,  il romanzo è un thriller,  e uno di quelli fatti bene, e svela questa sua natura man mano che la trama prende forma.. La tensione continua a crescere fino ad arrivare al culmine nel finale.
Il finale, sebbene perfettamente costruito e adeguato alla vicenda narrata, nasce l'amaro in bocca a chi, come me, spera sempre in una conclusione che metta ogni cosa a posto.

Dal libro nel 1994 è stato tratto anche un bel film per la TV, intitolato Delitto di Stato, diretto da Christopher Menaul con Rutger Hauer nei panni di Xavier March. Per quel che ricordo, il film differisce vistosamente dal romanzo, addolcendo gli aspetti più crudi e optando per un finale almeno in parte consolatorio.

In conclusione: un romanzo ben fatto, ben scritto, con un protagonista rude e introverso, che sa catturare il lettore. Una storia ben costruita, interessante, che parte lentamente ma poi non ti lascia più andare.
Voto: 8 e 1/2 

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