venerdì 11 dicembre 2009

Eragon...

...di Christopher Paolini.

Eragon è il primo di quattro libri che compongono il Ciclo dell'Eredità, di genere fantasy classico (ma molto, molto classico) ed è stato scritto dall'autore quando aveva 15 anni, e successivamente sottoposto ad un lungo e intenso editing.
Cosa che appare evidente, perchè il libro è scritto in uno stile decente e corretto (anche se sospetto che qui e lì la traduzione abbia disseminato qualche errore, come quello riguardante la descrizione della città di Teirm, in cui, al calar della sera, non chiudono le porte o i cancelli di accesso alla città stessa, ma abbassano le saracinesche...come dal fruttivendolo, insomma).

Quello che invece non va nel libro è... tutto il resto.
Lo so, magari state pensando quello che mio marito mi ripete ogni giorno (no,sbagliato, non è "eddai svegliati che è ora...") .  Lui sostiene che io sia diventata troppo pignola e puntigliosa coi libri, che sembra che li leggo solo per criticare e altre amenità del genere.
Può darsi che abbia ragione lui, chissà, ma da appassionata di fantasy, in tutta onestà non posso affermare che Eragon mi abbia emozionata o che mi abbia lasciato qualcosa, una volta terminata la lettura.
La trama già comincia a svanire dalla mia mente (infatti sto pigiando sui tasti molto, molto velocemente) e cercherò di riassumerla prima che sia andata completamente.

Eragon è un giovane contandino che abita nel piccolo villaggio di Carvahall, nella valle di Palancar. Sua madre lo ha abbandonato in fasce a casa di suo fratello, e da allora Eragon non ne ha più saputo nulla.
Un giorno, andando a caccia, il ragazzo trova una pietra blu, liscia e dura, e ben presto scopre che la pietra in realtà è un uovo di drago. Alla nascita, la creatura sceglie Eragon come suo Cavaliere, e questo metterà il ragazzo in pericolo, perchè il malvagio imperatore Galbatorix, Cavaliere dei Draghi rinnegato, che ha sterminati tutti gli altri draghi e cavalieri, vuole Eragon o al suo fianco, oppure morto.
Con l'aiuto di Brom, un cantastorie dall'oscuro passato, Eragon fugge da Carvahall per andare incontro al suo destino.

Le prime cento pagine sono tutto sommato interessanti, con un buon numero di eventi che tengono viva l'attenzione del lettore: il ritrovamento dell'uovo, la nascita del drago e i primi passi di Eragon nel conoscere la creatura, l'attacco degli scagnozzi dell'impero, la fuga e la scoperta della magia.
Dopo la fuga, il ritmo rallenta fino ad assestarsi ad un livello quasi soporifero.
Eragon e Brom fuggono da Carvahall per evitare i misteriosi agenti dell'Imperatore dai poteri soprannaturali, chiamati Ra'zac, che hanno distrutto la fattoria dove il ragazzo viveva e ucciso lo zio che l'aveva cresciuto come un figlio.
Paolini descrive questi Ra'zac come creature praticamente invincibili, dei sicari infallibili, tremendi, implacabili, con poteri sovrannaturali.
Questi Ra'zac avranno pure incredibili poteri magici, ma sicuramente non devono brillare per intelligenza, visto che non riescono ad acchiappare un contadinello ignorante e soprattutto ignaro dei motivi che lo hanno fatto diventare il nemico pubblico numero uno dell'Impero!
Infatti, invece che entrare zitti zitti nella fattoria dello zio, prenderlo in ostaggio e aspettare Eragon nascosti dietro la porta con un grosso randello in mano, uccidono l'uomo (vabbè, per essere precisi lo abbandonano morente), distruggono la fattoria in maniera plateale cosicchè Eragon sia ben conscio che è in pericolo e poi...lasciano Carvahall, senza sapere se effettivamente Eragon sia in in zona, oppure no. Decisamente sensato, vero?
Eragon, in seguito a questi eventi, vuole vendetta e perciò la sua fuga si trasforma nella rabbiosa ricerca dei Ra'zac.
Quindi ci troviamo nella curiosa situazione di Eragon (la preda, per così dire) che insegue i suoi cacciatori.
Ecco, non mi sono ancora spiegata perchè i Ra'zac non si siano semplicemente fermati ad aspettare Eragon, invece di rifugiarsi nella loro impenetrabile cittadella sul cucuzzolo di un'impervia montagna... ma il loro scopo non era prendere Eragon? Allora perchè fuggono? Perchè non catturano Roran, il cugino che Eragon ama come un fratello, per costringerlo ad arrendersi? (L'ultima la so! L'ultima la so! Non lo catturano perchè altrimenti Paolini non avrebbe potuto, in Eldest, il seguito di questo romanzo, annoiarci raccontarci delle vicende di Roran quando i Ra'zac si accorgono di lui...)

Lungo il cammino, Eragon impara qualcosa di più sui draghi. Grazie al forte legame con il suo drago, Saphira, Eragon acquisisce il potere di governare le energie del mondo e quindi pronunciare incantesimi.
Per fare ciò, deve imparare l'antica lingua, ovvero il linguaggio della razza che ha dato il nome a tutte le cose. Attraverso la conoscenza del vero nome di ogni oggetto o creatura, essi possono essere manipolati, cambiati e usati.
Ad esempio, conoscendo il vero nome del fuoco - brisingr - si può usare una fiamma per colpire i nemici, o semplicemente per accendere un falò.
Il viaggio di Eragon e Brom è di una noia mortale; qualche scaramuccia, un po' di informazioni su cosa attende Eragon ora che è Cavaliere e tanti, tanti, inutili minuziosi particolari.
Ci sono degli spunti interessanti, come ad esempio quando Brom rivela qualcosa di più a Eragon sulla storia del mondo di Alagaesia, oppure quando Brom risponde con mezze frasi alle incalzanti domande di Eragon sul passato di Brom stesso (anche se devo sottolineare che è facilmente intuibile chi sia Brom in realtà; l'unico che non ci arriva è Eragon, ma vabbè, forse sono io che ho letto troppi libri). Questi spunti andavano, a mio parere, approfonditi, perchè avrebbero arricchito il racconto del viaggio, invece si perdono in un mare di dettagli inutili e pesanti.
Spesso leggendo mi chiedevo: va be', ma a me cosa me ne importa?
La cosa buffa poi è questi dettagli sovrabbondanti tendono a dileguarsi non appena c'è una qualsivoglia scena d'azione, che viene solitamente liquidata in due righe.

Interessante poi la tendenza di Eragon a svenire ogni qualvolta il gioco si fa duro e quindi a perdersi (e farci perdere, che è peggio!) tutto il bello degli scontri e delle scene d'azione.
La prima volta, lo svenimento è a causa di un incantesimo scagliato con troppa foga che prosciuga le sue energie (e ci può anche stare); la seconda volta, è a causa di una ferita (e così veniamo privati del piacere di sapere come si conclude lo scontro); la terza volta (dopo appena 30 pagine dalla precedente) è perchè Eragon possa farsi convenientemente catturare senza dare noia all'autore, che altrimenti dovrebbe raccontarci come viene ridotto all'impotenza e imprigionato.
L'uso ripetitivo del medesimo espediente narrativo per più volte, per di più a a distanza di poche pagine, è indice, a parer mio, di poca fantasia e originalità, di sciatteria e di pigrizia narrativa.

E visto che si parla di originalità... questo mi porta a sottolineare un altro aspetto non proprio pregevole del romanzo: in Eragon c'è ben poco di originale.
La figura del povero orfano, che non sa chi siano i propri genitori, allevato come un contandino e che poi scopre di essere destinato a diventare un cavaliere jedi dei draghi, vi ricorda qualcosa? Qualcosa avvenuto tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana?
E l'imperatore cattivo, che ha sterminato tutti i Cavalieri e che ora cerca l'ultimo di loro?
E i ribelli nascosti sotto una montagna?

Gli Urgali e la loro versione migliorata, i Kull, (creature mostruose al servizio dell'Impero) sono uguali indentici agli orchi e gli Uruk di tolkeniana memoria.

I nani e la loro città di pietra sono la fotocopia di quelli del Signore degli Anelli.

Nemmeno la concezione della magia, per quanto suggestiva, è originale, ma presa a prestito dalla saga di Earthsea di Ursula K. LeGuinn.

Insomma, diciamo che Paolini deve molto, oltre che alle storie fantasy classiche (alla Terry Brooks, per intenderci, mi rifiuto di scomodare Tolkien per fare paragoni), anche alla saga di Guerre Stellari, ma non ha avuto il merito di saperle rielaborare o quanto meno fonderle in qualcosa di interessante.

Il protagonista, poi, non è minimamente approfondito. E' piatto, accetta qualunque cambiamento senza troppi perchè, scegliendo sempre la soluzione più politically correct che trova a portata di mano.
In più, qualunque cosa faccia, Eragon riesce a farla meglio di qualsiasi altro essere umano.
Ha un insospettato talento per la magia; diventa nel giro di due mesi uno schermidore provetto, e nello stesso lasso di tempo si trasforma da contandino analfabeta in letterato e conoscitore dell'antica lingua. Alla lunga la cosa diventa un tantino fastidosa; ancor peggio se si tiene presente che nonostante tutte le sue abilità, Eragon non si rivela mai decisivo.
La cosa potrebbe essere interessante, se Paolini avesse voluto mostrare l'immaturità del giovane Cavaliere, il suo bisogno di imparare, di crescere, addestrarsi, etc.. etc.
Ma in realtà il problema di Eragon non è l'inesperienza: il suo problema è che non sia ha mai l'impressione che Eragon possa influenzare e plasmare la storia con le sue scelte, le sue azioni e le sue decisioni.
Nel romanzo, in pratica Eragon cammina e ogni tanto inciampa in qualcosa: un uovo di drago, una pattuglia di Urgali, un'elfa prigioniera, un rifugio dei ribelli...
Le cose succedono perchè devono succedere, e basta. Come se Eragon camminasse e dietro di lui socrresse un fondale già dipinto.
Esempio: c'è bisogno che gli elfi incrocino la strada di Eragon? Perfetto, Eragon va a letto e casualmente sogna una giovane elfa in pericolo, Arya, e in seguito verrà catturato e rinchiuso nella stessa prigione dove è tenuta lei.
Quando viene catturato, Eragon è insieme a Murtagh, un misterioso spadaccino, e naturalmente, nonostante fossero circondati ed in evidente inferiorità numerica, Murtagh riesce a fuggire (ma siccome Eragon sviene non sapremo mai come), cosicchè Murtagh possa, in seguito, comodamente giungere a salvare Eragon. Una soluzione che mi ha fatto storcere il naso, anche perchè la fuga dalla prigine e lo scontro conseguente sono tra i pochi eventi degni di questo nome che accadono nel libro. Vederli risolti in maniera così scontata è stato deludente.
Non c'è mai pathos, non c'è tensione, non ci si domanda mai: è cosa accadrà adesso? Tanto, in un modo o nell'altro, la la soluzione pioverà dal cielo! Possibile che Eragon non riesca mai a cavarsela da solo?

Il finale non smentisce quanto detto fin qui.
Eragon ha raggiunto finalmente il rifugio dei ribelli, quando questi vengono attaccati dalle tuppe imperiali.
Accenno ssolo rapidamente al fatto che questi ribelli hanno il loro rifugio in una città dei nani scavata dentro una montagna (qualcuno ha detto Moria, per caso?) ma evidentemente i loro strateghi devono essere parenti dei Ra'zac, perchè questo segretissimo rifugio nascosto tra le montagne ha delle belle gallerie, comodamente percorribili da un intero esercito, che sbucano all'esterno e non sono in alcun modo sorvegliate, protette o bloccate.

Nel bel mezzo della battaglia, Eragon sta combattendo contro un avversario notevolmente più forte di lui, quando irrompono a salvarlo Saphira e Arya. Convenientemente, Saphira ricorda soltanto nelle ultime 20 pagine del romanzo di essere capace di sputare fuoco; così distrae l'avversario di Eragon e il ragazzo, che stava soccombendo, trova casualmente un'insospettabile riserva di energia dentro di lui e lancia un ultimo incantesimo, riesciendo così a  sconfiggere il nemico (e poi, detto tra noi, sviene!).

Sebbene ci sia ben poco che salverei in Eragon, sotto sotto ho la sensazione che questo sarebbe potuto essere un libro migliore, se solo Paolini si fosse accontentato si scrivere un solo romanzo, e non una trilogia (che poi è diventata una quadrilogia strada facendo). La sensazione è rafforzata anche dalla lettura di Eldest (il secondo libro del Ciclo dell'Eredità), che ho quasi finito.
Sarò comunque più precisa nella recensione di Eldest, che spero di postare a breve.

Spendiamo infine due parole anche sulla versione cinematografica di Eragon.
Sono quasi certa del fatto che i produttori e gli sceneggiatori la pensano esattamente come me: Eragon è una noia mortale.
Infatti, nel film hanno cambiato completamente lo svolgimento della trama, salvando solo le premesse e nulla di più. Così facendo, però, hanno tagliato via anche quel poco di interessante che, in sintesi, si poteva trovare in Eragon, riuscendo nel non facilissimo conmpito di rendere il film ancora più brutto del libro.
Il film è frammentario; alcune cose sono palesemente forzate (vedi Eragon che impara la magia origliando le parole che pronuncia Brom...almeno nel libro un pochetto - non troppo, ma almeno un po' - si era dovuto applicare...), altre completamente assurde (mi riferisco al fatto che Eragon, a un certo punto, lascia Brom indietro e a volo di drago corre a salvare un'elfa imprigionata; sul più bello, nel momento in cui Eragon è in pericolo appare dal nulla Brom a salvarlo - senza che ci sia dato di capire come possa essere arrivato in quel luogo più o meno insieme ad Eragon, che aveva volato fin lì, mentre lui aveva cavalcato).
Un capitolo a parte meriterebbe il doppiaggio. La voce di Saphira è di Ilaria D'Amico, presentatrice che tutto sommato stimo e mi è anche simpatica, ma la cui voce è completamente inadatta al compito, perchè piatta e monocorde (forse l'unica cosa in tema con il libro!).
Da evitare, come il romanzo.


4 commenti:

  1. Allora... specifico che l'ho letto quando ero più piccola, che me ne ero innamorata e qche quindi aspetto l'ultimo libro con ansia per sapere come finirà...
    posso solo dire che il mondo è bello perchè è vario XD E anche se magari non sono d'accordo, è sempre interessante leggere una recensione "opposta" alle proprie opinioni, apre la mente :)
    Sul film: concordo. I soldi peggio spesi della mia vita, il film più brutto che abbia mai visto! (i miei amici lo sanno, li ho torturati su questo argomento XD)

    Ciao :)

    RispondiElimina
  2. Questo libro mi era stato tanto consigliato da persone a cui affiderei le chiavi di casa e della macchina, ma non venti euro per comprarmi un libro/film a caso XD
    L'espediente dello "sviene, quando si sveglia tutto è finito" è abbastanza becero da invalidare un libro X(
    Complimenti per la pazienza ;)
    Solo un appunto.
    "Abbassare le saracinesche" è un errore perché plurale, ma una porta poteva avere una saracinesca (manovrata da un argano, non so però in che epoca era usata). Piuttosto è un errore "chiudere i cancelli", derivato dalla terribile traduzione italiana del Signore degli Anelli. "Gate" in inglese, cancello o porta/portale. Le mura hanno le porte (grosse porte) non i cancelli XD

    Tenger

    RispondiElimina
  3. Grazie per la precisazione Tenger. Adesso ho capito, la saracinesca della città è il pesante cancello che può essere sollevato e abbassato.
    Però abbassare le saracinesche mi suona proprio brutto! :)

    RispondiElimina
  4. Il concetto infondo è lo stesso :) Comunque, a fare un minimo di attenzione, in questi romanzi si trovano a volte perle deliziose. Cavalieri che caricano con le picche, per esempio. Non credo però sia il caso di Eragon: a quel che hai raccontato, quando il gioco si fa duro, il protagonista dorme. Così si evitano quei fastidiosi errori di oplologia.

    Tenger

    RispondiElimina